A febbraio 2004 è stata fondata l’associazione Fanon-Balint per facilitare la creazione di un ambulatorio di medicina di primo livello a favore di stranieri non in regola con i documenti di soggiorno (dizione ufficiale: STP – stranieri temporaneamente presenti) operante sul territorio della Azienda Sanitaria di Bolzano. L’ambulatorio, operativo dal giugno 2004, ha garantito con l’impegno di infermieri e medici volontari (ospedalieri e medici di base) non solo l’assistenza sanitaria continuativa a persone che fino ad allora in Alto Adige ne erano sprovviste, ma ha fornito nell’arco di 2 anni e mezzo un’analisi qualitativa e quantitativa del fenomeno della clandestinità sanitaria.
Istituzione del servizio
L'ambulatorio STP dell'azienda è stato istituito per dare una risposta ai bisogni di salute degli stranieri temporaneamente presenti sul territorio, altrimenti detti stranieri non in regola con le norme di soggiorno (clandestini ed irregolari). Il servizio ha garantito a partire dal 1 marzo 2007 l'assistenza sanitaria di primo livello agli STP nel rispetto della norme e leggi vigenti (articolo 32 della Costituzione; articolo 34 e 35 del Testo Unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell'immigrazione e norme sulla condizione dello straniero legge n. 286 del 18.08.1998 ed articolo 42 e ss. D.P.R. 31 agosto 199, n. 394, nonché circ. Ministero Sanità 24 marzo 2000, n. 5, parere giuridico dell’Avvocatura della Provincia; parere positivo del Comitato Provinciale per la Programmazione Sanitaria del 20.10.2006), avvalendosi dell'esperienza e del modello organizzativo del progetto pilota Fanon-Balint. In termini di afflusso d'utenza le previsioni sono in linea con i dati esposti durante la riunione del comitato di piano dell'ottobre 2006, che diede parere positivo alla istituzione di un servizio STP aziendale. Si consideri che il fenomeno di clandestinità a Bolzano (e in Alto Adige) è presente, ma stabile come numero. Rispetto ad altre realtà metropolitane italiane (Milano, Roma, Torino) o regionali (Veneto, Lombardia) la presenza di stranieri irregolari è significativamente più contenuta.
Razionale del servizio
Studiando il processo politico e legislativo degli ultimi 25 anni in Italia si comprende quale sia stata la volontà del legislatore nel definire la normativa attuale che regola l’accesso ai servizi sanitari degli immigrati.
In primo luogo l’inclusione. Grazie a questa normativa, l’86% degli immigrati con regolare permesso di soggiorno ha il diritto dovere di iscrizione al SSN e quindi ha gli stessi diritti e gli stessi doveri dei cittadini italiani. Il 10% ha la facoltà di iscrizione al servizio sanitario nazionale, cioè può iscriversi volontariamente, ma comunque deve avere una copertura assistenziale (p.e. studenti). Possiamo pertanto affermare che il 96% degli immigrati extracomunitari in Italia ha il diritto all’assistenza sanitaria a parità di condizione con i cittadini italiani. L’altro aspetto importante della volontà politica è quello di intercettare il bisogno e la domanda di salute di tutti i cittadini stranieri, anche e soprattutto di quelli che vivono più ai margini del sistema sociale. Questo implica una riduzione dei costi grazie all’utilizzo percorsi sanitari appropriati, diminuendo, per esempio, gli accessi impropri al pronto soccorso. Permette inoltre il controllo sanitario di questa fascia di popolazione, che vive in stretto contatto con il resto delle comunità straniere sul territorio, prevenendo problemi di salute pubblica che metterebbe a rischio anche la popolazione autoctona. Infine, si garantisce il diritto alla salute così come sancito dalle convenzioni internazionali e dalla costituzione italiana - “la salute è un diritto dell'individuo” e non del cittadino.
A cura di Anna Chissalè e Max Benedikter
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