domenica 22 febbraio 2009

Comunicato stampa del GrIS Alto Adige/Südtirol

Il GrIS è una piattaforma costituita da operatori sociali e sanitari con esperienze e competenze multidisciplinari sensibili al fenomeno immigrazione e alle dinamiche di integrazione socio-sanitarie.

Il GrIS intende diventare una voce autorevole e tecnicamente motivata sulle politiche del settore a difesa dei bisogni e diritti di tutti gli immigrati in Alto Adige, indifferentemente dal loro status giuridico. L’impegno del GrIS si può riassumere nel promuovere accoglienza e prevenzione a vantaggio di tutti, operatori ed utenti.

L’approvazione del Senato della Repubblica del cosiddetto “pacchetto sicurezza” (DDL sicurezza A.S. 733) del Governo, ed in particolare degli emendamenti (prot. 39.305 e 39.306), ci impongono come operatori socio-sanitari una presa di posizione pubblica.

In primis desideriamo informare tutti gli operatori sanitari, che finché il disegno di legge non sarà votato in Parlamento rimane in vigore il divieto di segnalazione!

Ci domandiamo quale sia il vero fine della cancellazione del comma 5 dell’articolo 35 del Decreto Legislativo 286 del 1998 (Testo Unico sull’immigrazione) che sancisce il divieto di “segnalazione alle autorità”.

Crediamo che il nuovo emendamento, che permette discrezionalmente a medici ed infermieri la segnalazione degli immigrati irregolari, abbia fini solamente vessatori. Come conseguenza della legge Bossi-Fini sulle procedure di rinnovo del permesso di soggiorno, il 40 percento dei pazienti negli ambulatori dedicati a migranti irregolari erano regolari e risultano aver perso il diritto al permesso di soggiorno.

Chi come noi lavora a fianco degli immigrati, sa che la maggioranza ha passato una fase di irregolarità, finché è riuscita a costruirsi un progetto migratorio regolare e contribuire a tutti i livelli al benessere della comunità. E che comunque continuano a farlo costretti a svolgere lavoro in nero.

Pertanto respingiamo con forza l’equazione immigrati irregolari uguale a delinquenti, che molti settori della stampa e dei media tentano di rafforzare. Anche l’attuale bombardamento mediatico su stupri e carnefici stranieri intende annebbiare una visione razionale della società civile sulla questione.

Questa legge spingerà verso l'invisibilità una fetta di popolazione straniera e che in tal modo sfuggirà ad ogni tutela sanitaria, incentiverà la nascita e la diffusione di percorsi sanitari ed organizzazioni sanitarie “parallele”, al di fuori dei sistemi di controllo e di verifica della sanità pubblica (gravidanze non tutelate, rischio di aborti clandestini, minori non assistiti) ed avrà ripercussioni sulla salute collettiva con il rischio di diffusione di eventuali focolai di malattie trasmissibili non produrrà in nessun ambito maggior sicurezza per il cittadino, al contrario.

L’articolo 32 della costituzione garantisce il diritto alla salute ad ogni persona umana e non soltanto al cittadino.

Lo slogan “siamo medici ed infermieri, non siamo spie” intende chiarire alla popolazione che il segreto professionale costituisce il fondamento del rapporto fiduciario tra medico e paziente. Mai come in questo contesto la parola “libertà” di segnalazione è distorta nelle sue conseguenze. Si tratta di un subdolo tentativo semantico che è in contrasto con il codice deontologico.

Purtroppo anche lo strumento dell’obiezione di coscienza non risolve il danno che la legge ha già creato, perché in primo luogo gli immigrati irregolari non possono sapere chi incontreranno nei presidi sanitari, e in secondo luogo i dati sanitari sono alla mercè di tutti gli operatori sanitari, amministrativi compresi.

Da novembre scorso (quando la Lega propose questo emendamento al ddl sicurezza) ad oggi, il numero di stranieri che si sono rivolti alle strutture pubbliche (ed al pronto soccorso, in particolare), sarebbe calato di oltre il 50%.

Non c’è dubbio, che l’obiettivo su cui punta la Lega è l’effetto annuncio del provvedimento e la sua rappresentazione mediatica.

La discriminazione inizia con sottili differenze e finisce nei CIE (campi di identificazione ed espulsione), all’interno dei quali la società civile non può esercitare nessun controllo sul rispetto dei diritti umani.

Il GrIS si oppone inoltre ad una strumentalizzazione partitica. Non vogliamo che il diritto alla salute diventi un contenzioso tra gli schieramenti, che contengono in entrambi i lati uomini e donne di coscienza. Speriamo però allo stesso tempo che il Governo non speculi sui più deboli ed emarginati a fini populistici.

Come GrIS auspichiamo inoltre, che la giunta provinciale dell'Alto Adige (in analogia alla Regione Emilia Romagna) voti una risoluzione di maggioranza nella quale si invita il Presidente della Giunta ad intervenire nell'ambito della Conferenza Stato-Regioni per individuare ogni possibile e legittima azione di contrasto alla discriminante, irragionevole e pericolosa modifica introdotta nel cosiddetto ''pacchetto sicurezza'', nel rispetto dei principi di civiltà e di tutela della salute delle comunità sancite dalla Costituzione.

GrIS Alto Adige/Südtirol

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